RITA LEVI-MONTALCINI
Premio Nobel per la Medicina 1986
Nata a Torino nel 1909, si è laureata in Medicina
presso l’Istituto di Anatomia Umana della stessa
Università.
Fin dai primi anni universitari si dedica agli
studi sul sistema nervoso. A seguito della promulgazione
delle leggi razziali, per proseguire le sue
ricerche sui processi del differenziamento del
sistema nervoso, si reca in Belgio (1938). Durante
la guerra si rifugia nell’Astigiano e successivamente
in clandestinità a Firenze.
Nel 1947 viene invitata alla Washington University
di St. Louis nel Missouri.
Nel 1951 si reca in Brasile per poter eseguire
gli esperimenti di colture in vitro presso l’Istituto
di Biofisica dell’Università di Rio de Janeiro,
dove, nel dicembre dello stesso anno, tali ricerche
le consentono di identificare il fattore di
crescita delle cellule nervose (Nerve Growth
Factor, noto con l’acronimo NGF). Questa scoperta
le valse, nel 1986, il Premio Nobel per la Medicina.
Al ritorno da St. Louis, nell’inverno 1953,
si unisce al suo lavoro un giovane biochimico,
Stanley Cohen, che utilizzando il sistema in
vitro da lei ideato, identifica una frazione
proteica tumorale dotata della proprietà di
stimolare la formazione dell’alone fibrillare
attorno a gangli coltivati in prossimità di
frammenti di tumore.
Stabilitasi definitivamente in Italia, nel 1969,
assume la direzione dell’Istituto di Biologia
Cellulare del CNR a Roma fino al 1989.
Dal 1993 al 1998 presiede l’Istituto dell’Enciclopedia
Italiana Treccani. E’ membro delle più prestigiose
accademie scientifiche nazionali e internazionali,
quali l’Accademia Nazionale dei Lincei, l’Accademia
Pontificia delle Scienze, l’Accademia delle
Scienze detta dei XL, la National Academy of
Science e la Royal Society.
E’ presidente onorario dell’Associazione
Italiana Sclerosi Multipla. E’ impegnata a tutt’oggi
nell’attività scientifica e nel campo sociale
attraverso la Fondazione Rita Levi-Montalcini
Onlus, della quale è presidente, che ha lo scopo
di venire in aiuto alle giovani donne dei paesi
dell’Africa nel sostegno all’istruzione a tutti
i livelli.
Il 1° agosto 2001 è stata nominata Senatore
a vita.
Nel 2005 costituisce l’Istituto Europeo di Ricerche
sul Cervello, con l’acronimo EBRI (European
Brain Research Institute), del quale è presidente,
che si propone di svolgere attività di ricerca
nel campo delle neuroscienze.
Autrice di numerose pubblicazioni su riviste
e di volumi scientifici: Il messaggio nervoso
(1974), NGF: apertura di una nuova frontiera
nella neurobiologia (1989) e The saga
of the NGF (1997).
Nel 1987 pubblica l’autobiografia Elogio
dell’imperfezione, cui seguiranno: Il
tuo futuro (1993), Senz’olio contro
vento (1996), L’asso nella manica a
brandelli (1998), La galassia mente
(1999), Cantico di una vita (2000), Un universo
inquieto (2001), Tempo di mutamenti
(2002), Abbi il coraggio di conoscere
(2004), Tempo di azione (2004), Eva era
africana (2005), I nuovi Magellani
nell’er@ digitale (2006), Tempo di
revisione (2006), Rita levi-Montalcini
racconta la scuola ai ragazzi (2007).
PAOLA LEVI-MONTALCINI
Paola Levi-Montalcini nasce a Torino nel 1909,
gemella della scienziata Rita Levi-Montalcini,
rappresenta il lato artistico di una ricerca
che entrambe perseguirono in campi diversi.
Paola Levi-Montalcini è stata un’artista rivolta
a nuove soluzioni fin dall’inizio della sua
carriera quando, ancora diciassettenne, esercitandosi
sotto la guida di Felice Casorati a Torino,
dimostrava con la sua originalità, di andare
oltre l’insegnamento del maestro.
Perseguì per tutta la vita una ricerca
artistica tutta personale, tra razionalismo
e irrazionalismo, mostrando una inclinazione
per la rappresentazione del travaglio interiore,
senza tralasciare nei suoi dipinti la tendenza
alla costruzione di un impianto architettonico.
Incontri fondamentali per la sua maturazione
artistica furono quello con Italo Cremona, pittore
e scrittore, che ne seguì l’evoluzione fin dal
1934, stimolando la pittrice verso l’interesse
per l’elemento magico e surreale, nonché quello
con Giorgio De Chirico, avvenuto nel 1939, che
vide il consacrarsi di una interpretazione metafisica.
Negli anni ’40 l’aperta critica sociale verso
il regime la costrinse a trasferirsi a Firenze,
in seguito all’emanazione delle leggi razziali,
solo successivamente rientra nella sua città
natale.
Nel 1948, a seguito dell’amicizia con Gillo
Dorfles, la diatriba astratto-concreto la conduce
all’adesione al gruppo torinese del M.A.C.
Nel panorama generale degli anni ’60 che vede
il superamento dell’Informale, Paola Levi-Montalcini
si dedicò alla creazione di opere tridimensionali
nelle quali entrano la luce e il perspex. All’inizio
degli anni ’60 trasferitasi a Roma realizzerà
tali opere avvalendosi dell’aiuto di due collaboratori
che la accompagneranno per il resto della sua
vita artistica: Angelo e Piero Ientile.
La matematica e il calcolo segnano il percorso
che la porterà dalle strutture cinetiche luminose
alle incisioni su rame e metallo bianco degli
anni ’70, anticipate da un apprendistato presso
l’atelier dell’incisore Stanley William Hayter
durante un suo soggiorno a Parigi negli anni
’50. Il decennio successivo viene dedicato dall’artista
alla produzione di incisioni che rimangono allo
stato di matrici caratterizzate da una componente
razionale nella evoluzione delle curve, facendo
emergere contenuti come la periodicità e la
trasformazione.
Un’ulteriore variazione di tematica si avverte
tra il 1989 e il 1991 quando l’artista produce
opere in alluminio concepite come forme libere.
I successivi “Meccanici organici” sottolineano
un ulteriore cambiamento dello spirito dell’artista:
viene rafforzato l’aspetto ludico, frutto di
una mente vivace e lucida. A sintesi di questo
percorso artistico, terminato con la morte di
Paola nell’anno 2000, le parole di J. W. Goethe:
«Ciò che la scienza enuncia come idea (teorema),
l’arte deve imprimerlo nella materia. Ciò deve
essere il suo problema». |